27 marzo 2006

niente panchina

Camminiamo e parliamo...ne avevo voglia, avevo voglia di farmi tenere le dita camminando, avevo voglia di sentirmi oca, anatra, scimmia...sentirmi inseguito così ho lasciato il passeggino in macchina e via a camminare. Ti ho promesso pesci e papere ma nel tragitto ti regalo portoni pieni di ragnatele, gnocchi al forno e succhi di frutta, crepe nel cemento e marmitte bollenti da non toccare, cassette di frutta da indovinare, bambini che escono da scuola da osservare. Camminiamo tanto e tu non mi chiedi mai di stare in braccio, ti piace guardarti tra i piedi, toccare tutti i muri e guardarti le manine sporche e sorridere, facciamo su e giù dalle scale mobili e ridi, così le rifacciamo, non prendiamo niente ci bastano le scale mobili a noi, piacciono a me quanto a te mi sa....manca un'altro chilometro e finalmente papere e pesci rossi grandi come tonni, galletti che cantano, anatre che se potessero mangerebbero bambini interi. la giostra nel parco canta uno squallido remix delle tagliatelle di nonna Pina, i papà e le mamme filmano, fotografano, sorridono e si dividono i compiti...chi paga alla cassa chi accompagna il bimbo sulla giostra, chi regge la borsa alla moglie, chi fissa dalla panchina, chi sorride al figlio parlando al cellulare, chi si sente papà e chi nonno. le panchine sono tutte occupate, noi non stiamo in panchina, noi guardiamo la giostra girare. il ritorno è faticoso, tu provi a tenermi la mano ma crolli, così ti carico in spalla e torniamo a casa.

La tua casa.

rimani immobile.
fissi il saliscendi, il riflesso dello scivolo ti regala due fessure agli occhi e un espressione che è tutto un programma. Aspetti il tuo turno e immobile osservi tutti e tutto. Mi ricordi qualcuno. Gli altri bimbi ti passano accanto e di corsa divorano i gradini, si appendono alle corde, si lanciano dagli scivoli, tu sei immobile, a volte ti sbattono contro, giri come una trottola e continui a fissare...mi sembri un cartello stradale mosso dal vento, mi sembri un albero. aspetti l'attimo, aspetti il tuo turno forse, mi guardi, ti guardo. mi allontano mi siedo a terra e aspetto il tuo turno...non insisto perchè anche a me piace guardare, oggi guardo te che guardi. Sei atipico, sali sullo scivolo quando non c'è nessuno, ti siedi pronto a scendere, poi cambi idea, ti rialzi e scendi dalla scala con un sorriso che non ti sta in faccia e mi dici...papà, andiamo a casa...contento, felice, mi abbracci forte e questo è tutto.

Basta, non insisto, il tuo gioco è finito, ti sei divertito così...a guardare. Ti carico in spalla e torniamo a casa.

La tua casa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sono abbastanza felice, e mi manchi.